Ma i ClanGini sognano pecore grevi? - 6^ puntata PDF Stampa E-mail
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Scritto da Clark Maul   

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Ah, Neo. Se tu potessi essere qui. Se potessi vedere... Ho perso il conto del numero di volte che lo schiocco del suo frustino ha riempito l'aria dell'ufficio al centotrentaquattresimo piano del grande grattacielo di vetro. Le luci sono spente. E' sufficiente il riverbero delle nebbie chimiche per donare all'intera scena un colore... come definirlo? Cinereo. Si agita. Oh come si agita "E' intollerabile! E' assolutamente intollerabile! Roba da schizzati paranoici fottuti rotti in culo del cazzo!" altro schiocco di frustino. "La mia scrivania" si limiterà a dire a breve la figura di spalle, ma non prima di aver sospirato lungamente e aver guardato ancora un po fuori dalla grande vetrata. "Fanculo la scrivania! Non so se ti rendi conto dell'incredibile affronto che ho dovuto subire!" il suo stivale si appoggia sul bracciale della sedia e la spinge via con rabbia. La figura alla finestra è calma. "Udo, pensavi veramente che con l'accordo che abbiamo stretto, non avremmo avuto noie? Sai come è Sipphreus: un vecchio pazzo paranoico. Non sarà facile sfuggire al suo controllo" "Io non pago le chiacchiere. Sei in grado o no di darmi l'Outland G-0-D0?" "Non è il -se-, è il -quando-. Avrai quello per cui paghi, ma non adesso. Qui dentro le cose vanno secondo i miei ritmi" la voce si indurisce, il tono si inasprisce "Chiaro?" Udo non è d'accordo. No che non lo è. Schiumerebbe di rabbia se potesse. Ma lui sa cosa vorrebbe fare adesso... oh sì, che lo sa: vorrebbe avere qui il responsabile, legato a un vecchio termosifone in ghisa leggermente scrostato, con le sue nuove manette. Vorrebbe prima arroventarle, fino a inebriarsi dell'odore di carne cotta. Quindi vorrebbe ubriacarsi delle sue urla di dolore mentre farebbe scottare lentamente, senza fretta, la sua schiena nuda sul termosifone rovente e poi togliere via la pelle morta col suo frustino, un centimetro quadrato alla volta, sporcandosi le mani e il viso dei suoi schizzi di sangue. Sì, sporcarsi. Udo adora sentire tra le dita quel caldo denso plasma delle sue vittime. Lui ama profondamente vedere la lucida carne viva affacciarsi attraverso gli squarci di una timida pelle rosa, aperta da una vergata inflitta con tutta la forza che l'eccitazione sa dargli. Oh sì, frustare... fino a farsi venire il fiatone, fino a sentire il cuore in gola. E poi ancora, ancora, ancora. E' un peccato che la vita umana sia così fragile, così dannatamente breve. Ma forse Udo, il gusto, lo trova proprio qui, in quel labile sottilissimo confine che esiste tra la vita e la morte delle sue vittime: un colpo più forte del dovuto e il divertimento è finito. Almeno fino alla prossima vittima. Accarezza la sua frusta con un lampo laido negli occhi, mentre un incredibile gonfiore fa capolino dai pantaloni di pelle borchiata, poi scuote il cranio e sospira "Sia come vuoi. Ma non prendermi per il culo: lo capirei" "Non ne ho interesse. Ci sono dentro anche io. Pensi che abbia tutta questa voglia di passare una serata a farmi interrogare dalla NSAUC?" Udo si alza. Il fruscio scivoloso del suo completo di pelle riempie il corridoio buio. Il lontano schiocco di un frustino cui segue, prontamente, il ding delle porte dell'ascensore che si aprono.

La figura rimane alla finestra. Dalla scrivania il beep rassicurante della hall dell'edificio. L'ospite è uscito.
"Hai sentito?" domanda a... chi? Una figura esce dal buio "Tutto" "Sai cosa fare, vero?" "Certo" "A che punto siamo?" "Siamo già in movimento. Abbiamo preso contatto col soggetto. Tutto procede come stabilito" "Ottimamente" il nuovo interlocutore si limita ad annuire, quindi fa per uscire "Ah, Goldrake" "Sì?" "Occupatente PERSONALMENTE. Non voglio altre scocciature" "C'è da chiederlo?" e svanisce nuovamente nel buio.
Con un gesto appena percepibile della mano, l'atmosfera vitrea dell'ufficio viene inondata e riempita dalle note dell'Aida di Verdi, direttamente dal secondo atto. Sarà una lunga notte, questa.